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Ospedale San Martino, il valore del team multidisciplinare per la cura del tumore epatico

Edoardo Giannini, direttore U.O. Clinica Gastroenterologia, IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova, intervistato da Vittorio Sirianni

LE INTERVISTE DI GENOVA3000

L'importanza per il paziente di essere seguito da una squadra multidisciplinare di professionisti, l'accesso a strutture di eccellenza in grado di offrire tutte le risposte, la possibilità di usufruire delle innovazioni diagnostiche e terapeutiche e degli avanzamenti della ricerca. Sono tutti aspetti fondamentali nella cura di una delle prime cause di morti oncologiche nel mondo: l'epatocarcinoma (Hcc).

In Italia, nel 2023, sono state stimate oltre 12.000 nuove diagnosi mentre in Liguria sono previsti 300 nuovi casi di epatocarcinoma ogni anno. Il "Ruolo e valore del team multidisciplinare per la cura del tumore epatico, l'esperienza del San Martino" è stato il tema al centro di una tavola rotonda ospitata a Genova nel centro congressi del policlinico. L'iniziativa è stata promossa da Roche con il patrocinio dell'associazione EpaC, punto di riferimento per chi soffre patologie epatiche, ed è una delle tappe del roadshow "Uniti e vicini ai pazienti con epatocarcinoma".

Un anno fa, la Regione Liguria istitutiva i Disease management team (Dmt) per il paziente oncologico.

“I pazienti presi in carico nel primo anno sono stati 152 - spiega Annamaria Pessino, coordinatrice del Dmt neoplasie gastroenteriche dell'ospedale policlinico San Martino -. Dalla creazione di questo team abbiamo osservato come la gestione multidisciplinare sia imprescindibile: il coinvolgimento di diverse competenze mediche permette di definire la strategia più appropriata per un paziente complesso come il malato di Hcc, che spesso presenta situazioni di comorbidità”. Oltre a epatologi, chirurgi, oncologi e radiologi, il team del San Martino ha a disposizione anche la figura del "navigator nurse", ovvero "un'infermiera specializzata che lavora in collaborazione con il team fornendo supporto emotivo a pazienti e familiari", aggiunge Pessino.

Il tumore si sviluppa prevalentemente in persone che soffrono di cirrosi a causa di epatite cronica e abuso di alcol o sindromi dismetaboliche e si manifesta tipicamente in stati avanzati e difficili da trattare. Il dato di sopravvivenza dell'epatocarcinoma a cinque anni dalla diagnosi è del 22%. Un altro aspetto affrontato nel corso della tappa genovese del roadshow è stato l'effetto della malattia sulla qualità di vita di pazienti e famiglie.

"È fondamentale che queste persone possano reperire facilmente le informazioni- sottolinea Massimiliano Conforti, vicepresidente di EpaC- il nostro sforzo come associazione è indirizzato però anche a diffondere conoscenza sui fattori di rischio e sulla diagnosi precoce per evitare che i pazienti scoprano della malattia quando è ormai di difficile trattamento".

Il team del San Martino definisce un trattamento personalizzato sul paziente in base alle patologie esistenti e pregresse, alle riserve funzionali epatiche e alla rapidità della diagnosi con il supporto di linee guida all'interno della struttura ospedaliera. Una delle unità del San Martino più coinvolte in questo gioco di squadra è quella di Chirurgia epatobiliare e trapianti d'organo, diretta da Enzo Andorno: "E' importante che il chirurgo trapiantologo possa agire in sincronia con gli specialisti, dopo una resezione ad esempio potrebbe esserci il rischio di un'insufficienza epatica e dobbiamo essere in grado di contrastarla- afferma- inoltre, per un trapianto d'organo è necessario tenere conto di alcuni parametri per selezionare i pazienti, in modo che abbiano più possibilità di vivere a lungo dopo l'intervento". Nel corso della tavola rotonda si è parlato anche delle prospettive di cura e di immunoterapia. In tal senso, sono cruciali i progressi nell'ambito della radioterapia.

"Può essere utilizzata in tutti gli stadi dell'epatocarcinoma- spiega Almalina Bagicalupo, dirigente medico dell'unità operativa di radioterapia oncologica del San Martino- in particolare, oggi è possibile usare la radioterapia stereotassica, tecnica avanzata che prevede dosi molto elevate in modalità circoscritta e consente di migliorare il controllo tumorale".

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