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La Germania concede la cittadinanza agli orfani dei deportati, Susy De Martini: “Da oggi anche tedesca”

Susy De Martini (a sinistra) riceve la cittadinanza

Era la notte fra il 9 e ll 10 novembre 1938, una sera come le altre a Lipsia, e mia mamma, come tutte le bambine del mondo, aveva ricevuto la buonanotte con un bacio da mia nonna Toni. Lo zio Rolf, suo fratello maggiore, stava studiando per gli esami di ammissione all’Università. Il nonno Willy era a Londra per lavoro con il maggiore dei figli, lo zio Herbert, già entrato nella azienda di famiglia. La tragedia era dietro la porta ed al bussare violento delle SS fu ben chiara nella sua infinita crudeltà. Portarono via lo zio Rolf le SS e lo caricarono, senza nemmeno avergli lasciato prendere un cappotto, nonostante il freddo rigido, su un treno merci per Buchenwald, insieme a migliaia di giovani e meno giovani Ebrei. Mia mamma e mia nonna rimasero chiuse in casa fino a quando, dopo qualche mese, mio nonno riuscì ad organizzarne la fuga a Londra. In una sera persero tutto, casa, azienda, amici, famiglia. Rolf riuscì a uscire da Buchenwald, dopo due mesi, grazie all’aiuto di parenti già cittadini USA che gli fecero ottenere un visto per entrare come familiare. Stremato e con una polmonite in atto appena ripreso fu arruolato nell’esercito USA come traduttore ed inviato in seguito nelle campagne di Africa e Italia, ricevendo encomi e medaglie. Contribuì dunque alla nostra liberazione. Dopo la guerra mia madre conobbe mio padre e si sposarono. Non volle mai raccontare nulla a noi, suoi figli, di quegli orrori. Tutta la storia mi fu raccontata in seguito dallo zio Rolf durante gli anni passati insieme negli USA quando mi trasferii li per i miei studi di Medicina.
Oggi ho ricevuto la cittadinanza tedesca. Un atto che quel governo ha deciso di fare nei confronti di noi figli di quei cittadini privati allora di ogni diritto. Il console, nel consegnarmi il certificato e il passaporto, mi ha porto le scuse a nome del governo e si è dichiarato onorato di avermi come cittadina tedesca. Andrò a Lipsia, sotto la casa dalla quale vennero deportati i miei cari e li abbraccerò idealmente forte forte mentre sussurrerò loro che sì, sono ritornata io a casa, per loro e per tutte le persone deportate e perseguitate. Ancora oggi, purtroppo. La storia a volte sembra non aver insegnato proprio nulla.  

Susy De Martini
Ex europarlamentare, medico di bordo e Ambasciatrice di Genova nel mondo

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