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Non toccate la Lanterna!

Sono sulla Sopraelevata, direzione San Pier d'Arena. All'altezza di Palazzo Reale, un gigantesco manifesto mi colpisce come un pugno allo stomaco:

"Siamo noi la vostra lanterna". E' la pubblicità di un concessionario di auto tedesche.
Anche se scritta con la lettera minuscola, il riferimento alla Lanterna che si apre poco lontano,è evidente. Già non ne possiamo più dell'invadenza della Cancelliera tedesca nella nostra economia, ma la Lanterna no, non si tocca.
Simbolo di Genova, situata dalla parte di San Pier d'Arena, la Lanterna resiste dal 1320, malgrado le offese del tempo e le indifferenza generale che ha ridotto la nostra città a quella che è oggi: un porto vuoto, aziende che chiudono, imprese che falliscono, industrie che vanno all'estero insieme alle migliori intelligenze.
Anche i veri genovesi sono rimasti in pochi, ridotti da una tendenza endemica a non fare figli, oggi accentuata dalle preoccupazioni per un futuro incerto. Preoccupazioni che non sembrano toccare gli immigrati che sono sempre più numerosi, tanto che San Pier d'Arena sembra una succursale dell'America Latina. Rimane comunque un punto interrogativo su come riescano ad ottenere una casa, contratti di lavoro e di affitto regolari, stipendi adeguati a mantenere famiglie con tanti figli e parenti fatti arrivare dai paesi d'origine, come facciano ad essere così ben nutriti e soprattutto pieni di allegria, stato d'animo da tempo dimenticato dai genovesi.
Su tutti gli stravolgimenti della vita della città, la Lanterna rimane un riferimento, anche se la sua storia non è stata immune da lotte che ne hanno messo in pericolo l'esistenza.
Una leggenda circonda le sue origini: si racconta che il suo costruttore, rimasto sconosciuto, sia stato spinto dall'alto del faro in mare, per impedirgli di fare altrove una costruzione simile. Un'altra versione ne attribuisce l'assassinio alla decisione di non pagare un compenso che, vista l'opera, avrebbe dovuto sicuramente essere alto. In una o nell'altra delle ipotesi, noi genovesi non ci facciamo certo bella figura.
Come la città anche la Lanterna ha vissuto tempi duri: ai primi del Cinquecento Luigi XII, conquistata Genova, decise di costruire una fortezza al posto del faro. I genovesi, però, che conoscono da sempre il potere persuasivo del denaro, convinsero l'ingegnere responsabile del progetto a incorporare la Lanterna nella fortezza senza abbatterla.
La tranquillità però durò poco: la fortezza fu attaccata dai cittadini che l'espugnarono e a farne le spese fu la Lanterna che dovette essere ricostruita dalle fondamenta. Nel 1864 si salvò per miracolo dal bombardamento della flotta di Re Sole e un po' meno di cent'anni dopo dall'attacco delle truppe austriache al comando del generale Botta Adorno. Quando eravamo bambini ci portavano a visitarla: 375 gradini non sono pochi, ma la fatica era compensata dallo spettacolo di una Genova meravigliosa.
Oggi, che tutti questi scalini ci spaventano un po', possiamo sempre guardarla. Con i suoi 127 metri di altezza è visibile da ogni angolo della città. Ed è importante che lo facciamo spesso, soprattutto nei momenti difficili come quelli che stiamo vivendo, perché lei è là, dove è nata, per ricordarci che il segreto della sua e della nostra storia è quello di tenere duro e non arrendersi mai.

Carla Gari

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