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Sanità, il bilancio di fine estate di Enrico Mazzino (Azione)

Enrico Mazzino, docente Università di Genova

“Siamo arrivati ormai ad un punto di profonda crisi. Sono necessari più che mai una serie di interventi strutturali sui quali Azione ha fatto proposte concrete. Queste sono state sintetizzate in dieci punti, oltre ad una ulteriore serie di proposte mirate a risolvere i problemi legati alla condizione di caos in cui continuano a versare i pronto soccorso e le liste d'attesa che spingono sempre più i cittadini verso il privato”. Così esordisce in una nota Enrico Mazzino, economista sanitario e docente all’Università di Genova nonché responsabile regionale del Dipartimento sanità ligure di Azione.

“Siamo arrivati - prosegue Mazzino - ormai ad un punto di crisi, senza interventi strutturali e siamo destinati ad un drammatico declino che porterà ad uno smantellamento del Servizio Sanitario Nazionale per come lo conosciamo oggi. Anche in queste settimane, come Azione, stiamo dicendo in maniera molto chiara e netta che la sanità dovrebbe essere una priorità assoluta per il governo in vista della prossima legge di Bilancio”.

“Io credo - aggiunge l’esponente di Azione - si debba puntare sul personale sanitario che dovrebbe essere rafforzato sia dal punto di vista numerico che delle remunerazioni. Per poter ampliare le dotazioni di organico si deve però contestualmente affrontare un altro problema, ossia quello della scarsa attrattività del SSN, specie per alcune specialità. Medici ne abbiamo e con i dovuti incentivi il SSN non avrebbe grandi problemi a reperirli. Di infermieri invece proprio non ce ne sono. Come risulta anche dai dati OCSE mancano decine di migliaia di infermieri, siamo di fronte ad un vero problema strutturale anche in questo caso”.

“Come Azione - si legge nella nota - abbiamo sintetizzato in 10 punti gli interventi necessari. Tra le azioni politiche, la ridefinizione dei rapporti istituzionali e di governance tra Stato, regioni e province autonome anche nella prospettiva di un’Unione europea della salute e l’aumento del finanziamento del SSN nei prossimi tre anni insieme ad una razionalizzazione della spesa; la ridefinizione degli obbiettivi di salute nazionali e regionali e conseguente revisione del sistema dei LEA, dei LEP e degli standard ospedalieri ex DM 70/2015 con gestione attiva delle liste di attesa.

Quanto alle azioni governative, invece, il varo di un piano straordinario di assunzioni per il personale sanitario e offerta di adeguate motivazioni agli operatori sanitari garantendo un maggiore livello di professionalità, prospettive di carriera chiare e un migliore equilibrio tra vita lavorativa e privata; la riorganizzazione e regolamentazione del rapporto tra pubblico e privato e costituzione di un’Agenzia Europea per le emergenze di salute pubblica; il riordino delle aziende Ospedaliero-Universitarie e IRCSS ridisegnando i rapporti tra ricerca, didattica e clinica, investendo in ricerca almeno il 3% del Fondo Sanitario Nazionale, con particolare attenzione alla ricerca applicata e al miglioramento del sistema con l’introduzione della “Value Based Medicine”, concetto proposto dalla Harvard Business School che segnerebbe il passaggio da una logica basata sulle prestazioni sanitarie e i volumi di attività, ad una logica incentrata sui concreti risultati di salute per il paziente, tenendo conto di tutti i costi diretti e indiretti sostenuti per raggiungere tali risultati. Ancora, l’istituzione di una Agenzia Nazionale di Sanità Pubblica (ANSP) con status di organo unitario tecnico-scientifico, strutturato a livello nazionale ma con articolazioni regionali, con Dipartimenti per aree e servizi, anche per rilanciare il Piano Nazionale per la Prevenzione.

Infine tra le azioni gestionali, il monitoraggio dell’applicazione del DM 77/2022 con correzioni delle eventuali criticità emergenti per garantire la continuità assistenziale e l’integrazione attiva tra servizi sanitari e sociali; l’attivazione di un Piano Nazionale per la formazione alla Leadership e al Management per la dirigenza del SSN in collaborazione con le scuole italiane di Sanità pubblica e gestione dell’Albo Nazionale dei Direttori Generali con maggior trasparenza e miglior valutazione delle competenze; la trasformazione digitale del Servizio Sanitario Nazionale, come previsto dal PNRR, con lo sviluppo di applicativi informatici efficaci per fini epidemiologico-statistici e amministrativi e per le attività cliniche (telemedicina e intelligenza artificiale); il monitoraggio dell’applicazione del PNRR rispetto all’ammodernamento logistico, tecnologico e edilizio delle strutture sanitarie per garantire l’umanizzazione delle cure, la sicurezza delle pratiche e il contenimento delle infezioni correlate all’assistenza.

Ultimamente sono state presentate due proposte per affrontare il problema riguardante il caos dei pronto soccorso e quello delle liste di attesa che è ben lontano dall’essere risolto, come ha affermato anche il nostro responsabile nazionale Walter Ricciardi che sarà a Genova il prossimo 23 ottobre al convegno sanitario di Azione che ho organizzato insieme alla mia squadra.

L’Italia registra anche una spesa ‘out of pocket’ sopra la media europea, segnale che le richieste di salute dei cittadini non trovano risposte nel SSN; deteniamo inoltre il record mondiale della spesa sanitaria non intermediata quindi senza nessun valore di sistema. Tutto questo lascia ben trasparire il tentativo disperato dei cittadini di sopperire alle difficoltà di accesso ai servizi con liste d’attesa lunghissime, soprattutto diagnostiche e chirurgiche.

Servono 21 miliardi in più per mettere in sicurezza la sanità pubblica in Italia, a rischio collasso. Il governo ha appena annunciato invece un taglio di 4 miliardi e un piano di razionalizzazioni (un modo elegante per dire che saranno di meno) per esami, farmaci e posti letto.

A questo si deve aggiungere il fatto che ad inizio agosto è arrivata anche la prima sforbiciata sui fondi PNRR previsti per la realizzazione degli Ospedali e delle Case di Comunità.

E in Liguria questo taglio dove colpirà? Quante saranno le strutture definanziate? Delle 76 strutture sanitarie finanziate coi fondi comunitari, quante salteranno in Liguria? In Italia sono a rischio una struttura su quattro. E in Liguria che succede? Secondo i documenti che la Regione ha inviato al governo ci sono 4 strutture che sono di "nuova costruzione" e che quindi rischiano di essere definanziate”.

“Il governo Meloni continua a ridurre gli investimenti e i finanziamenti alla Sanità pubblica, che nei prossimi anni scenderà sotto il 6,5% del PIL: il Servizio Sanitario Nazionale è a rischio collasso, mancano fondi e servono nuove assunzioni. Anche in Liguria la situazione è drammatica, un buco enorme nei conti della Sanità, con un numero assai preoccupante di fughe verso altre regioni.

In conclusione, credo sia fondamentale, sia a livello regionale che nazionale, investire sulla Sanità pubblica per garantire a tutti il diritto alla cura, senza essere costretti a rivolgersi al privato, che potrà curare solo chi può permetterselo, aumentando le disuguaglianze e le distanze tra la popolazione. Lavoreremo molto su questo, è una promessa”, hanno affermato Enrico Mazzino e Roberto Donno, segretario regionale di Azione Liguria.

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