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L’8 settembre del Partito Democratico genovese

Susy De Martini

Ho letto che molti eletti nel PD genovese hanno voltato le spalle ai loro elettori e abbandonato il partito. Lo hanno fatto in una giornata simbolica per l’Italia: l’8 settembre.

L’8 settembre del 1943 il re Vittorio Emanuele III e Badoglio fuggirono a Brindisi con qualche dozzina di collaboratori, mettendosi in salvo e lasciando il Paese senza guida e l’esercito indifeso alla mercé dei tedeschi.

Come diretta conseguenza, i soldati italiani vennero posti davanti alla scelta se continuare a combattere a fianco dei tedeschi o essere inviati in campi di detenzione in Germania. Solo il 10% accettò l’arruolamento e gli altri 600.000 divennero dapprima prigionieri politici e ben presto “internati militari”, per non riconoscere loro le garanzie delle convenzioni di Ginevra. Furono utilizzati come manodopera coatta, senza nemmeno la tutela della Croce Rossa.

Il tradimento di Vittorio Emanuele e Badoglio causò, oltre ad una divisione fra Italiani tutt’ora non completamente sanata, la fine di quanto costruito durante il Risorgimento. Molti storici, come De Felice, Galli della Loggia e Salvatore Satta, si riferiscono a quell’8 settembre come alla “Morte della Patria”.

Guardavo oggi in televisione il ricordo di quei tragici eventi, e mi sono ritornate in mente le parole di una canzone di Pierangelo Bertoli: Varsavia. Le parole sono: “ci hanno traditi, l’hanno fatto tante volte, con cinismo e determinazione, e hanno messo un guinzaglio all’illusione, ed oggi è un giorno brutto”.

Credo che ancora oggi non si possa fare finta di niente, ricordando l’8 settembre e il tradimento di Badoglio, Vittorio Emanuele e soci. Non si possono giustificare menzogne e arroganza: quanto accaduto è, e sempre rimarrà, semplicemente vergognoso. Adler, parlando della vergogna, l’ha giustamente definita come un prodotto del sentimento sociale: in altre parole, senza vergogna, per la verità, non esisterebbe neppure la società umana. La vergogna compare, infatti, quando sono compromessi il sentimento ed il valore della persona, e la sua dignità è persa. Adler conclude spiegando come il sentimento della vergogna abbia come effetto, da parte di chi lo prova, un allontanamento dall’ambiente.

Ma allora, il sentimento della Vergogna è sparito? Se per sfortuna nessuno si vergogna più, come sembra evidente, allora non vi sono alternative, se vogliamo uscire da quel giorno brutto di cui parla la canzone di Bertoli. La maggioranza dei cittadini italiani, che non vanno più a votare e che sicuramente avranno, loro sì, provato vergogna, non dovrà più votare chi tradisce, per evitare la calamità.

Calamità, perché ho usato questo termine? Ho solo preso in prestito le parole di Benjamin Disraeli che, nel rispondere ad una domanda sulla differenza fra sfortuna e calamità disse: “Se Gladstone cadesse nel Tamigi, sarebbe una sfortuna. E se qualcuno lo tirasse fuori sarebbe, credo, una calamità”.

Susy De Martini
Ex europarlamentare

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