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L’attacco alla sanità ligure arriva dal re della grappa

Luigi Barile

“Ho quasi 88 anni e tutte le malattie del mondo, mi manca solo l’Alzheimer. Questo però non vuol dire che se vado in ospedale devo essere assistito per ultimo, o addirittura non curato perché tanto…”. Luigi (Gino per gli amici) Barile, commercialista e produttore della famosissima grappa che porta il suo nome, non ci sta a essere messo in secondo piano dalla sanità, neppure al tempo del Covid-19.

Benché la sua esperienza sanitaria non sia stata una passeggiata di salute, Barile probabilmente è uno dei fortunati over 80 che hanno vinto il coronavirus.
“A metà febbraio sono stato undici giorni in terapia intensiva per uno scompenso cardiaco e inizio polmonite. Stavo malissimo, avevo sintomi simili a quelli causati dal coronavirus. Non so se l’ho contratto perché non mi hanno fatto il tampone ma, con il senno di poi, il dubbio mi è rimasto. Durante la mia permanenza in ospedale ho avuto alcuni problemi con il personale. E pensare che non era ancora scoppiata l’emergenza sanitaria”.
“In questi mesi - continua Barile - ho sentito notizie che mi hanno fatto nascere parecchie perplessità sull’operato dei sanitari nella gestione dei pazienti della mia età. Ho letto del cosiddetto “codice blu”, secondo il quale bisogna dare la precedenza di cura ai malati che hanno più probabilità di farcela. Malgrado l’età e le patologie, sono riuscito a portare la pelle a casa. Ma i tanti miei coetanei che sono morti? Allora ho deciso di andare fino in fondo per sapere se questa modalità di triage estremo sia stata veramente applicata nelle strutture ospedaliere liguri e, se sì, quale sia il discrimine tra chi abbia diritto di ricevere cure salvavita e chi no, se le esclusioni siano state applicate in base a valutazioni meramente discrezionali oppure per carenza di posti, mancanza a sua volta provocata da malagestione pubblica passata. Così ho raccolto un po’ di articoli di giornali, nei quali ci sono anche testimonianze di medici, e li ho inviati insieme all’esposto alla Procura”.

Non è la prima volta che Barile lancia denunce: era già successo durante alcune assemblee dei piccoli azionisti di Carige, dove più volte si era scagliato contro la gestione dei dirigenti della banca. Poi, come si sa, quelle accuse approdarono in tribunale. Per questo il commercialista di Certosa è considerato l’uomo-chiave di quella vicenda.

Ma del ragionier Barile si è parlato soprattutto per la sua grappa, per anni prodotta ma mai venduta per essere lasciata a lungo invecchiare. Nel 2000 fu il grande Luigi Veronelli a valorizzare il pregiato distillato che negli anni ha raccolto numerosi premi, compreso quello ricevuto a Londra come miglior grappa del mondo.

Pure Davide Rampello, l’autore della rubrica “Paesi e paesaggi” di “Striscia la notizia”, è rimasto meravigliato nel vedere Barile trasformare le aromatiche vinacce del dolcetto in grappa, utilizzando un metodo antico, basato su tempi e profumi, ormai quasi scomparso.

Nel 2001 la grappa Barile è stata scelta dalla Camera di Commercio di Genova per essere donata ai grandi della terra in occasione dei G8.

Nella storica distilleria di Silvano d’Orba, piccola frazione tra Ovada e Alessandria, per la “Festa della grappa” (giunta alla 24 edizione) vi sono approdati tanti personaggi, come il ministro Alberto Bonisoli, l’ex ministro Pierluigi Bersani e il “padre” di Slow Food Carlin Petrini. Ed ancora: Andrea Cosulich, Carlo Freccero, Moni Ovadia, Cinzia Monteverdi, Ferdinando Fasce e Flavio Gaggero. Tra i giornalisti premiati citiamo Virgilio Pronzati, Massimo Fini, Loris Mazzetti, Andrea Scanzi, Milena Gabanelli, Antonio Padellaro, Luca Telese, Massimiliano Lussana, Ferruccio Sansa, Luca Mercalli, Sigfrido Ranucci e Tomaso Montanari.
In una delle edizioni (era il 2011) alle quali ha partecipato Genova3000 l’ospite d’onore era don Andrea Gallo.

Don Andrea Gallo e Luigi Barile

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