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Progetto retrofitting classificato come locale

Il presidente Fabio Cerchiai e l’amministratore delegato Giovanni Castellucci

Autostrade per l’Italia in una nota fa sapere che “in relazione alle dichiarazioni attribuite

a funzionari del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e pubblicate da alcuni media sulla presunta irregolarità della qualifica di intervento locale attribuita dal progettista e dalle strutture tecniche di Autostrade per l’Italia al progetto di retrofitting del Ponte Morandi, che è stato approvato dal Provveditorato e dal Ministero, le strutture tecniche di Autostrade per l’Italia ritengono doveroso precisare che la decisione è stata assunta nel rigoroso rispetto del Decreto Ministeriale 14 gennaio 2008. Tale decreto disciplina in via esclusiva “i criteri generali per la valutazione della sicurezza e per la progettazione, l’esecuzione e il collaudo degli interventi sulle costruzioni esistenti”.
Il Decreto classifica come locali gli interventi che “riguarderanno singole parti e/o elementi della struttura e interesseranno porzioni limitate della costruzione”, non producendo “sostanziali modifiche al comportamento delle altre parti e della struttura nel suo insieme” e comportando “un miglioramento delle condizioni di sicurezza preesistenti”. In questa previsione rientrava pienamente il progetto di retrofitting del Ponte Morandi, che  interveniva soltanto sugli stralli e riguardava due pile – la 9 e la 10 – su un totale di 11 pile del Ponte, pari a meno di 200 metri rispetto ad una lunghezza complessiva del ponte di 1.102 metri.
L’interpretazione dell’intervento come locale, peraltro, è stata condivisa da tutte le istituzioni che hanno approvato il progetto, dal Provveditorato al Ministero. Il progetto definitivo è stato inoltre validato dalla società Edin del Prof. Brancaleoni, "condividendone le assunzioni di base a carattere normativo e le modalità di analisi".
E’ utile infine ricordare anche che nello stesso progetto di retrofitting del Ponte Morandi erano chiaramente riportati i risultati dei monitoraggi tecnici, eseguiti anche da consulenti esterni, sullo stato di efficienza degli stralli. Tali risultati erano dunque conosciuti da parte di Ministero, Provveditorato e consulenti esterni, nessuno dei quali - insieme alle strutture tecniche della società - ha mai ritenuto ci fossero motivi di allarme o di urgenza”.  

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